Con la caduta del governo Mussolini, nel luglio 1943, Luigi Einaudi e altri professori non compromessi con il regime vengono nominati rettori di università italiane.
Inizialmente, dopo l’8 settembre, Einaudi si rifiuta di espatriare, ma apprendendo da informazioni fortunose dei rischi che avrebbero corso le autorità nominate nei 45 giorni di governo Badoglio e intravedendo lui stesso camicie nere e divise tedesche appostate nei pressi dell’Università di Torino, decide di rifugiarsi in Svizzera.
La fuga, iniziata il 22 settembre, non è affatto predisposta e, in particolare, la salita a piedi e a dorso di mulo dalla borgata di By nella valle di Ollomont (Valle d’Aosta) al confine sul Col de Fenêtre, accompagnato dalla moglie Ida, da Paolo Farinet e da Ettore Castiglioni, dura sei ore ed è tormentata da una tempesta di neve.
Da quel momento Luigi e Ida Einaudi diventano rifugiati italiani in Svizzera. L’esilio, durato fino al dicembre 1944, è tuttavia l’occasioni di incontri con diplomatici, politici, profughi e studenti italiani ed economisti europei e luogo da cui osservare le fasi finali del crollo del fascismo e il delinearsi di futuri assetti politici.
Per approfondire scarica gratuitament il volume:
Luigi Einaudi, Diario dell’esilio, 1943-1944, a cura di Paolo Soddu (Einaudi, 1997).
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